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Skannatoio Gennaio-Febbraio 2022, Oro, incenso e mirra

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view post Posted on 6/1/2022, 16:07
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Custode di Ryelh
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Buon 2022 e benvenuti al primo Skannatoio di quest'anno. Con nuove scuse per il ritardo (giuro, se ci vediamo vi offro da bere).

Come sempre, cominciamo con il link al regolamento: https://latelanera.forumfree.it/?t=77744091.


1) A partire dal momento di pubblicazione di questo post avete tempo fino alle 23:59 del 6 febbraio 2022 per preparare un racconto che rispetti le specifiche che fornirò in basso e postarlo in questo thread.

2) a partire dalle ore 00:00 di 07 febbraio 2021, avrete due settimane per leggere tutti i racconti, postare un commento di almeno 300 caratteri e una graduatoria dei racconti in gara.

3) Dopo i vostri commenti, la giuria provvederà a dare i suoi commenti, la sua graduatoria e il suo voto per il miglior commento. Fatta la sommatoria dei voti, si farà la graduatoria finale.

Ed ecco le specifiche:

Tema: ABBIAMO VISTO SORGERE LA SUA STELLA : nel vostro racconto il protagonista dovrà avere a che fare con le stelle. Potrà essere un astronomo, un astrologo, un astronauta diretto in un altro sistema o qualunque altra variante voi vorrete dare sul tema (ad esempio un pittore che sta dipingendo un affresco di costellazioni, un serial killer che incide i segni zodiacali su i corpi delle vittime, o dei cavalieri in armatura che ricavano energia dalle stelle... se potete gestire Kurumada che vi fa causa) ma le stelle devono essere fondamentali (ad esempio, con il caso dell'astronauta, un semplice viaggio sulla Luna o su Marte non potrà essere considerato valido)


SPECIFICHE FACOLTATIVE
oltre alla specifica obbligatoria, ve ne saranno due facoltative. Se non le rispetterete, non succederà nulla, ma, se riuscirete a inserirle concretamente nel vostro racconto, avrete un bonus di -2.

1) I DONI DEI MAGI: un personaggio dovrà ricevere un regalo inaspettato e insolito, magari in un modo che influenzi il corso della storia.

2) STRAGE DEGLI INNOCENTI: nel racconto un "innocente" dovrà soffrire.

LUNGHEZZA: minimo 5.000 caratteri, massimo 35.000.


Pronti? Cominciate a scrivere!!
 
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view post Posted on 22/1/2022, 20:36

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Ciao, White Pretorian, posso provare a mettere giù qualcosa. Speriamo in bene.
 
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view post Posted on 22/1/2022, 21:16
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Custode di Ryelh
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Grande, Shanda!!
 
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view post Posted on 2/2/2022, 09:49
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Anche io avevo una mezza idea ma per mille sfighe non ho fatto in tempo a buttarla giù, vedo se riesco in questi giorni ma la vedo dura
 
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view post Posted on 2/2/2022, 09:50
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Custode di Ryelh
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Beh, direi che questo Skannatoio è saltato. Potete comunque postare il racconto su cui stavate lavorando e vedremo di commentarli a valutarli assieme. In fin dei conti, questo è lo scopo principale do questo contest.
 
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view post Posted on 2/2/2022, 10:25
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Quando esce il prossimo?
 
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view post Posted on 6/2/2022, 10:59

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SPECIFICHE FACOLTATIVE:
I DONI DEI MAGI (protagonista che riceve regalo inaspettato che influenzerà il corso della storia)
STRAGE DEGLI INNOCENTI (nel racconto un innocente dovrà soffrire)
Ho scelto entrambe le specifiche

Lunghezza minima: 5000 caratteri, massima 35.000

No.
L’eco della parola ruggita era chiaro nella notte punteggiata di stelle, e il giovane si risvegliò, vedendo davanti a sé la creatura che le aveva pronunciate: un demone dal corpo umano ma dalla testa di cinghiale e dalla borsa trasparente piena di stelle dorate e argentee che spargeva verso il cielo con gli stessi gesti di un contadino con la semina. Il giovane notò che le stelle attecchivano nel cielo, sbocciavano come fontane d’oro e d’argento, spargevano profumi di cannella e menta che ritempravano il suo spirito.
Il demone cinghiale si volse verso il giovane rannicchiato in un angolo del pavimento: «Su, Arminio, basta con quello sguardo impaurito, ora non avrai di che annoiarti.»
Arminio indietreggiò e, disorientato dal proprio riflesso sul pavimento a specchio, andò a sbattere contro una scatola di cartone dalla quale salì un rumore di metallo; la vide con la coda dell’occhio e saltò all’indietro, come se avesse sfiorato una vipera.
Il demone rise: «Io non farei così davanti a un regalo tutto per me. Aprilo.»
Arminio riconobbe il disegno della città antica di Norimberga, con il palazzo dell’imperatore, le case che lo circondavano, i laboratori dei giocattolai e degli incisori vissuti nel cinquecento; pensò al fratellino Marcus: «Vorrei tornare a casa e condividerlo con Marcus. Riportami da lui.»
Il demone gli indicò il pavimento dalle piastrelle azzurre ornate comete multicolori, la grande arcata priva di soffitto dove lui disseminava le stelle. «Ti pare che ci sia posto per un mocciosetto come lui? No, io ti ho scelto come modello per la mia opera, e ora poserai senza tante storie.»
Arminio grattò via il nastro adesivo della scatola e vi trovò vino alla fragola, cioccolatini ripieni alla crema di latte e fondenti rivestiti di un foglio d’oro commestibile, oltre che di pasta da spalmare al salmone affumicato e pane alla zucca. «Tu mi hai fatto questi doni per convincermi a restare?»
Il demone guardò la scatola: «No, non io». Soffiò dalle narici. «Chiunque sia, però, ti chiederà un prezzo in cambio. Posa la scatola e resta seduto.»
Arminio protestò: «Ti vedo spargere stelle fuori dalla porta, ma ti mancano pennelli e matite, come mi ritrarrai?»
Il demone cinghiale ridacchiò: «Ovunque io voglia. Tu sarai la prossima costellazione nel cielo e anche un ornamento del mio laboratorio.» Gli indicò la parete accanto a sé: «Ora è nera.» Mise la mano nella bisaccia e sparse alcune stelle, le quali si disposero nel creare i contorni di una figura umana.
Arminio si ribellò: «Perché io? Non ti ho chiesto di venire qui.»
Il demone cinghiale prese un rotolo di stoffa e glielo mostrò: due guerrieri dagli elmi e le armature d’oro camminavano sotto un cielo stellato, il più forte sorreggeva il più debole ed entrambi avevano armi e corazze macchiate di sangue: «Ecco cosa è successo nella tua vita precedente. Moristi per colpa di tuo fratello. Comandava il vostro esercito e diede un ordine sbagliato.»
Il demone cinghiale ritirò il rotolo di stoffa e gli mostrò la foto di un demone uguale a lui intento a raccogliere scintille sotto un cielo stellato: «Sono io, eh già, noi demoni siamo più longevi di voi umani. Vi seguiamo nelle vostre reincarnazioni. Questo sono io mentre permetto a tua bisnonna di vincere il premio per il miglior portacenere. Fu nel 1924, lo chiamarono il Respiro della Notte.»
Arminio guardò la foto in bianco e nero del demone, mentre soffiava stelle in una scodella, e ripensò al posacenere blu, dalle bolle bianche identiche alle stelle di un cielo invernale e al muso di cinghiale che accompagnava lo svolazzo della firma della bisnonna nell’ingiallito biglietto accompagnatorio. Si vergognò del suo stesso desiderio di fare parte di quel mondo.
Tutti quei ricordi lo fecero stare male, soprattutto alla luce della morte della bisnonna, avvenuta all’età di cinquantaquattro anni: «Vuoi dire che ogni cosa ha un prezzo in termini di longevità?»
Il demone cinghiale ridacchiò: «Proprio così. Resta fermo sul pavimento. Ora ti farò il secondo ritratto. Non sia mai che manco di crearmi una copia per la bottega.» Prese una lastra di vetro e cominciò a disseminarla con le stesse stelle usate per la costellazione.
Arminio sentì il freddo del pavimento, sete e fame lo morsero: «Lasciami tornare indietro. Io non posso vivere qui.»
Il demone cinghiale lanciò manciate di polvere di stelle senza girarsi: «Hai i cioccolatini. Il cibo salato, il vino. Usali.»
Arminio aprì la scatola verde e aspirò il profumo di cioccolato, alcool, pane fresco e carne: «Dovrò pagare in anni di vita, immagino.»
Il demone cinghiale rise: «No, ma cosa vai a pensare? Semmai, potrai rifarti dei dispetti di tuo fratello Marcus. Con la scusa che è il minore, ti ha reso la vita un inferno.»
Arminio fece un balzo all’indietro come se la scatola fosse stata un coccodrillo.
Il demone cinghiale si sedette accanto alla scatola e la controllò: «C’è mancato poco che l’ammaccassi, e sarebbe stato un vero peccato. Vedi, ogni cioccolatino che mangerai, ogni porzione di crema salata che ti spalmerai sul pane, per non parlare dei sorsi di vino, saranno un piacere in più unito a quello della vendetta.»
Arminio scoccò un’occhiata severa al demone cinghiale: «Insomma, io mi godrò queste delizie e mio fratello soffrirà.» Si trascinò carponi verso la scatola, ne chiuse il coperchio. Alzò lo sguardo per osservare le reazioni del demone cinghiale, ma questi si era messo a spargere stelle sulla lastra.
Arminio tornò strisciando al suo posto, ma sbottò: «Allora poserò e resterò digiuno.»
Il demone cinghiale si girò verso di lui e rise: «Vedremo. Posare costa sforzo.»
Arminio si aggrappò alla scatola: «Come possono un cioccolatino, una tartina, un sorso di vino, far soffrire mio fratello?»
Il demone cinghiale sbuffò: «Ogni volta che ne assaggerai qualcuno, gli farai pagare certi vecchi torti.»
Arminio protestò: «Solo perché in una vita precedente mi fece morire in guerra?»
Il demone cinghiale sparse altre stelle sulla lastra di vetro: «Veramente, è per difenderti da quello che potrebbe combinarti nella prossima.»
Arminio sentì il pavimento freddo, il profumo del cibo e del vino, il vento gelido che proveniva dalle arcate, vide la costellazione creata dal demone muoversi in un vortice di stelle ancora instabile: «Non mi dirai che sono in vita. Dai.»
Il demone cinghiale sghignazzò: «Certo, altrimenti, come mai ti vorrei in salute a scapito di Marcus?»
Arminio digrignò i denti: «Come sai tante cose di me e su di lui?»
Il demone cinghiale usò un tono annoiato: «Resta fermo o mi rovinerai la posa. Ecco, così. Bravo. Lo so perché hai toccato il posacenere e visto la foto.»
Arminio distolse lo sguardo dal pane, dalle creme salate e dal vino alla ciliegia, malgrado i brontolii allo stomaco e il freddo che entrava dall’edificio privo di una porta. Si guardò intorno: il tetto di cristallo bianco, le pareti nere, il pavimento a specchio, il riquadro che dava sul cielo pieno di stelle vorticanti: possibile che non ci fosse una via di fuga?
Il demone cinghiale pestò uno zoccolo: «Più fermo, ho detto. Piuttosto, fai una pausa per rifocillarti.»
Arminio si irrigidì. «Dove siamo? Nel mondo del posacenere di mia bisnonna?»
Il demone cinghiale sistemò le stelle con l’agilità di dita da orafo: «No, quello creato da lei è una porta nella quale sei entrato.»
Arminio tirò indietro lo stomaco. «E come?»
Il demone sistemò l’ultima stella, rimase immobile per lunghi istanti di fronte alla figura luminosa, grugnì e si volse verso Arminio: «L’odio verso se stessi è una chiave potente per mondi come questo.»
Arminio digrignò i denti, si strinse nei vestiti, provato dalla corrente gelida. «Io non odio me stesso.»
Il demone cinghiale ridacchiò: «Oh, sì. Hai capito di valere meno di tuo fratello Marcus agli occhi dei tuoi genitori, tutte le loro lodi rivolte a te sono ipocrite. Pensaci bene: a cosa servono la pazienza e la lealtà? Fu lo stesso anche per tua bisnonna con tua prozia.»
Arminio si irrigidì nella posa seduta, alzò il mento, ma il profumo che proveniva dalla scatola di cioccolatini lo distrasse.
Il demone cinghiale sparse qualche altra stella, aggiustò i contorni della figura e si voltò verso di lui. «Avanti, serviti pure. Un po’ di cioccolato non assassinerà tuo fratello.»
Arminio, con le mani che gli tremavano, prese un cioccolatino bianco, con un motivo di fiori dai petali rossi: il ripieno di crema al latte e liquore di lamponi gli fece dimenticare il freddo e per un attimo si sentì a casa, all’epoca delle feste. Rimpianse la sua stanza piena di aeroplanini costruiti con ogni cura. Si chiese cosa ne fosse delle riviste di modellismo, delle vernici, dei pezzi da assemblare, delle vernici e delle colle. La sua mente li vedeva con un’acutezza che non si sarebbe mai aspettato. E notò anche il particolare della mano di suo fratello Marcus su uno Stukas, ridotto in pezzi. Mangiò il cioccolatino bianco decorato con la ciliegia e il kirsch del ripieno gli scese per la gola con un piacere inebriante: vide il fratello portarsi la mano alla guancia subito dopo l’episodio dello Stukas e subito dopo gli comparve davanti il fratello mentre si dibatteva sulla poltrona del dentista.
Arminio si spalmò una tartina di fegato di cervo, si versò del vino di fragole; il demone cinghiale sogghignò: «Vedo che ci hai preso gusto.»
Arminio gustò il pasto e ripensò alla ricerca di botanica che aveva stampato dal computer e alla sua sorpresa nel vederla ricoperta di scarabocchi fatti con i pastelli: a poca distanza, Marcus lo guardava con un’espressione estasiata e le mani sporche di colore. Arminio aveva deglutito, lottato contro l’impulso di prendere a ceffoni il fratello, il quale gli aveva sussurrato: «Ho anche messo il giardino di casa, contento?» Arminio si era dato la colpa di aver dimenticato di chiudere a chiave la porta della propria stanza, ma fu ben contento di sentire gridare Marcus quando si era chiuso il dito in mezzo e aveva gridato per via dell’unghia rotta dell’indice.
Arminio assaggiò la crema al salmone accompagnata dal vino al mirtillo nero e ricordò quando Marcus aveva usato con Betti il nome di Beate. E la caduta di lui dalle scale di legno coperte di cera, seguita dalla frattura scomposta al braccio destro. Lui ne era rimasto contento: per colpa di lui aveva perso due ragazze, ma a lui non sarebbe mai tornata l’efficienza dal braccio con il quale aveva compiuto la maggior parte delle azioni quotidiane. Sorrise.
Il demone cinghiale lo imitò. «So chi sei, il degno erede di tua bisnonna, così fine, superiore alla sorella minore. Ti leggo nella mente a ogni boccone e sorsata. Tu odi tuo fratello, beh, sappi che ogni sua sofferenza è vera, ma per colpa sua.»
Arminio posò scatola e bottiglia, le mani gli tremavano: «Io non voglio il suo male, anche se certo, rivelare una piccola avventura alla mia ragazza non mi ha fatto bene, per tacere del resto.» Rivolse al demone cinghiale uno sguardo disperato: «Dopo la posa tornerò da Marcus e dai miei?»
Il demone cinghiale gli indicò l’apertura nel muro: «Fallo.»
Arminio provò a fare qualche passo, ma una serie di raffiche di vento gelido lo sospinsero indietro, e il vorticare di stelle lo fece svenire.
Il demone cinghiale uscì dall’edificio, si caricò in spalla Arminio, lo depose con delicatezza davanti alla scatola.
Arminio riprese i sensi, vide il demone cinghiale chino su di lui gli urlò contro: «Mi hai intrappolato.»
Il demone cinghiale si massaggiò le orecchie: «No, no. Sei tu che non riesci a trovare la via d’uscita. Per me, avremmo anche finito con la posa.»
Arminio guardò la scatola aperta, ancora piena di vini, scatole di dolci, vasi di creme salate, pane ai semi di zucca. «Credevo che ci fossero meno provviste.»
Il demone cinghiale si batté una manata sulla fronte: «Eh, già. Questo è strano. Vuol dire che una parte di te vuole rimanere qui.»
Arminio uscì dall’apertura e si sforzò di resistere al vento, al turbinio di stelle, ma una folata più violenta delle altre lo trascinò fra le stelle.
Il demone cinghiale uscì e vide una costellazione a forma di chiave; fischiò di stupore.
Rientrò nell’edificio e mormorò fra sé: «Accidenti a lui, ha trovato il modo di squagliarsela, però non a casa. Quel fratello deve essere davvero diabolico.»
Prese la scatola, la chiuse, la portò fuori, dove il vento la trascinò via, lungo la nuova costellazione. Il demone cinghiale rientrò nell’edificio, guardò le stelle sulla lastra di vetro: «Perlomeno non è venuto malaccio.»
 
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view post Posted on 8/2/2022, 13:18
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CITAZIONE (Shanghai Kid @ 2/2/2022, 10:25) 
Quando esce il prossimo?

Eh, a questo punto direi a marzo... A meno che non vogliate fare qualcosa di super rapido e diverso dal solito.
 
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7 replies since 6/1/2022, 16:07   250 views
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