Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Posts written by Bloodfairy

view post Posted: 13/3/2021, 18:46 Skannatoio Speciale di Dicembre - Lo Skannatoio
Mi sono accorta adesso di essere arrivata seconda... :-D Grazie a tutti per i commenti costruttivi e per i bei momenti che mi avete fatto passare! Scusate l'assenza ma ero stata rapita dagli alieni... Se mi lasciano in pace forse tornerò a scrivere. <3
view post Posted: 18/11/2019, 14:31 Skannatoio di Halloween 2019 - Lo Skannatoio
Per i commenti do 1 punto a Byron e 2 a Gargaros

Per Rey:

Hai centrato metà del problema... :-D
Inoltre ho scritto il racconto praticamente in tre ore... mi piaceva l'idea che mi era venuta e ho avuto troppa fretta di buttarla giù, la aggiusterò, con i consigli che mi sono stati dati ne ricaverò una bella storia. Grazie a tutti!

L'idea di scegliere tra quattro specifiche a me è piaciuta, si ha più varietà di scelta così...

Alla prossima!
view post Posted: 17/11/2019, 20:04 Skannatoio di Halloween 2019 - Lo Skannatoio
Grazie a tutti per i commenti, concordo in pieno con le critiche che mi sono state mosse, ci sono passi che vanno rivisti e migliorati, farò tesoro dei vostri consigli. Mi fa piacere essere riuscita a scrivere di nuovo, era tanto tempo che non lo facevo, mi sento bene. Via adesso con i miei commenti, ho già letto una prima volta i racconti e sono tutti avvincenti, è difficile scegliere, credetemi, perché tutti hanno qualcosa che cattura la mia immaginazione. Siete stati bravissimi!!

Byron.RN
UN’ALTRA STORIA DA RACCONTARE


Bello il racconto, ha quel finale malinconico che non ti aspetti. Mi ero attesa una delle solite storie con lo psicopatico di turno che scatena la sua furia omicida su tre coppie di giovani amici che si ritrovano per festeggiare Halloween, e invece ecco la nota originale: l’assassino è uno dei sei e la motivazione è l’infausto verdetto medico che lo vede prossimo alla morte. Nonostante qualche piccola disattenzione qua e là e alcuni errori nell’uso dei tempi, ( ma forse è voluto, perché a volte nei dialoghi informali ci sta a lasciarsi scappare qualche tempo non corretto) la storia è ben articolata e scorrevole. Avrei una domanda da farti, le storie macabre raccontate da David e Alan sono storie esistenti o le hai inventate tu appositamente per il racconto? Specialmente il secondo l’ho trovato veramente raccapricciante.. Le specifiche sono state rispettate.

Gargaros
IL BUON FALCIATORE

Non ho molto da segnalare, il racconto mi è piaciuto di più nella parte iniziale ma poi ha perso qualcosa. Il dialogo tra i barboni mi è sembrato tirato un po’ troppo per le lunghe, con tutti i botta e risposta, ma non è solo questo… Anche la storia del dire tre volte il nome del buon Falciatore, chi rischierebbe di dirlo ad uno sconosciuto col rischio di ripeterlo altre due volte magari nell’arco di un anno? O forse bisognava pronunciare il nome tre volte di seguito perché la chiamata fosse valida? Questo non è specificato, non che sia importante ai fini della storia, ma io me lo sono chiesto e il lettore ha sempre ragione! :-) Il racconto in sé comunque è ben scritto e interessante, con degli ottimi spunti che forse avresti potuto sfruttare di più. Specifiche rispettate.

Shanda06
FALSO ALLARME

Specifiche rispettate . Inizialmente la storia sembrava confusa ma poi tutto migliora, sia la narrazione che la comprensione, e il finale rivela in parte ciò l’autore vuole raccontarci. Dico in parte perche ci sono dei punti che restano oscuri, ciò che è realmente successo ai due fratelli per esempio, una descrizione dettagliata del modo in cui l’entità aliena si è impossessata dei loro corpi, ( forse sono io che non l’ho capito ) ma nell’insieme il racconto è avvincente e incute la giusta dose di ansia nel lettore. Il tuo modo di scrivere criptico e ricercato suscita curiosità e aspettativa che, puntualmente, non vengono deluse.




LA MIA CLASSIFICA

1 - UN’ ALTRA STORIA DA RACCONTARE
2 - FALSO ALLARME
3 – IL BUON FALCIATORE
view post Posted: 30/10/2019, 18:00 Skannatoio di Halloween 2019 - Lo Skannatoio
Specifiche usate:
Leggenda metropolitana
Referto medico

UN INCONTRO SFORTUNATO

di BLOODFAIRY

Il crepuscolo avvolgeva la piccola piazza ormai affollata, bambini mascherati saltavano fuori dai vicoli, tentando di incutere terrore ad adulti che fingevano di spaventarsi. Altri giocavano a rincorrersi, o bussavano alle porte delle case per chiedere dolci e minacciare scherzi. Bancarelle colorate esponevano dolciumi, panini, bibite e qualche maschera per i mostri dell’ultimo minuto. C’era anche il chiosco con le castagne appena cotte. Marianne osservava con vivace curiosità il via vai di gente, seduta su una fredda panchina di cemento accanto al parco. Amava le feste di paese e quella di Halloween era la sua preferita, la rallegravano i colori, gli odori, le zucche intagliate, le luci dei lampioni che illuminavano il tappeto di foglie rosse e gialle, simbolo dell’autunno che aveva ingoiato l’ultima traccia d’estate. I suoi genitori non gradivano molto che uscisse da sola, dicevano che era troppo bella e innocente per passare inosservata, e tredici anni erano pochi per sapersi difendere dai pericoli e in giro c’era un sacco di brutte persone. Ma quello che i profondi occhi neri di Marianne vedevano quella sera era solo gente che si divertiva, portava a spasso i cani, sorrideva alla luna e alla vita. Era bella Marianne, ne era consapevole. Aveva lineamenti delicati, una pelle di alabastro e una folta chioma corvina, i riccioli morbidi le cadevano lungo le spalle e la giacca imbottita nascondeva solo in parte un corpo che stava sbocciando. La sua amica Bea diceva che fra pochi anni nessun ragazzo avrebbe saputo resistere alla sua bellezza, ma Marianne non se ne faceva un gran vanto, lei non aveva nessuna voglia di crescere, tanto meno di avere una vita sentimentale, al contrario di Bea. Bea, che aveva la sua stessa età e aveva già avuto storie con i ragazzi. Bea, che si truccava e indossava i tacchi alti; Bea che mangiava poco perché era a dieta, anche se era uno spillo; Bea, che anche quella sera era in ritardo. Marianne si alzò sbuffando, si aggiustò la gonna di raso nera e si strinse nella giacca. Un fresco venticello autunnale le scompose la chioma, i grandi occhi cercarono tra la folla l’amica ancora una volta. Le parve quasi di vederla mentre arrivava trafelata, incespicando nei tacchi e agitando le braccia in segno di saluto. Ma rimase delusa. Doveva andarle incontro, come sempre. Stava per incamminarsi, quando un bambino la travolse, facendole perdere l’equilibrio. Marianne cadde in avanti e sarebbe atterrata malamente sul cemento se una mano non l’avesse afferrata saldamente. Il bambino si rialzò da terra, biascicò qualche scusa incomprensibile e corse via, verso un gruppetto di bambini che lo chiamavano. Marianne sollevò lo sguardo. Era ancora al sicuro tra le braccia del suo salvatore. Si guardò intorno. Due ragazzini vestiti da scheletri le passarono accanto, un vecchio in bicicletta suonava il campanello e quasi travolse una signora vestita da strega che lo mandò a quel paese. Una campana suonava in lontananza. Marianne sorrise riconoscente al clown con la faccia dipinta di bianco. Indossava un costume ricoperto di lustrini dorati e un cappuccio di feltro del domino. Sembrava piuttosto grosso di corporatura, ma dietro quel trucco e quel cappuccio, l’età era indecifrabile.
- Stai bene? Che ci fa una bambina come te da sola a quest’ora? -
Marianne sbatté le ciglia. - Aspettavo una mia amica. - rispose, cercando di mantenersi forte e risoluta. A primo sguardo quel tipo non sembrava pericoloso, ma meglio stare attente.
- Capisco. - Fece l’uomo, sorridendo. - Io ero qui con mia moglie e mia nipote, per la festa di Halloween sai… Ma mi sento ridicolo con questo costume. -
Marianne sorrise. Non aveva tutti i torti in fondo.
- Beh, grazie per avermi evitato una caduta. Vado… a cercare la mia amica, scusa. -
Si salutarono. Il cuore le pulsava nel petto. Non ne capiva il motivo. Corse via ignorando il tentativo dell’uomo di trattenerla.
Rallentò il passo solo quando si sentì al sicuro. Era fuori dalla piazza affollata, ma la casa di Bea era a quindici minuti da lì e se la sua irresponsabile amica era già uscita di casa l’avrebbe incrociata. Si fermò un attimo a prender fiato, si guardò indietro. Nessuno. L’aria fresca le accarezzò il viso, insieme all’odore di polvere e di erba secca. Le foglie umide scricchiolavano ad ogni suo passo sotto gli stivali neri. Da lontano sentiva ancora il vocio della gente in festa, si vedevano le luci irradiare il cielo buio. Ma in quel punto era avvolta dall’oscurità. Non fece in tempo a chiedersi se avesse fatto bene ad allontanarsi. Non era certo una che aveva paura per nulla, ma le tornarono in mente le parole dei suoi genitori. Era ancora troppo giovane per avventurarsi da sola nella notte buia. Troppo piccola, troppo indifesa…
- Eccoti qua! Ma perché sei scappata a quel modo? -
Marianne sobbalzò. Il clown le stava davanti. Rimase di pietra. Quando l’uomo le catturò il polso non tentò neanche di divincolarsi. E lui dovette sentire il suo tremito perché si affrettò a calmarla. - Hey, non aver paura. Voglio solo assicurarmi che non ti accada nulla. Tranquilla piccola, potrei essere tuo nonno..-
La giovane ingoiò l’emozione. C’era qualcosa di rassicurante in quell’uomo. Perché avrebbe dovuto mentire?
- Stavo andando a casa della mia amica. -
- Ti accompagno. Come ti ho detto… Ho una nipote della tua età! Non oso immaginare se le capitasse qualcosa! Permettimi di accompagnarti. -
Marianne avrebbe dovuto dire no, lo sapeva, Ma disse sì. Si incamminarono. La luna illuminava parte del sentiero. Non c’era nessuna casa in quel tratto. Ma perché Bea abitava così isolata, maledizione? Forse avrebbe potuto scappare, ma si sentiva in trappola, lui era troppo vicino.
- Mi chiamo Giorgio. -
- Io Marianne. - disse la ragazzina, con la voce impastata.
- Ecco, vedi? Adesso abbiamo fatto amicizia. Non devi avere paura di me. - Le pose una mano sulla spalla, in un gesto che voleva sembrare protettivo. La ragazzina sussultò, ma non lo fermò.
- Quanti anni hai, Marianne? -
- Tredici… -
- Bene. - commentò l’uomo. - Vedi Marianne, una ragazzina di tredici anni non può girare da sola per vie così buie… Rischia di essere vittima di Roxy la sanguinaria. -
Paura e disagio vennero sostituiti da una vivace curiosità. - Chi è?- chiese, attenta. L’uomo cercò di assumere un atteggiamento serio e distaccato.
- Una ragazza morta nel 700, proprio qui vicino. Non dirmi che non conosci la leggenda! Beh, qualcuno sostiene che questa ragazza fosse gravemente malata e condannata a morire. Il padre, non potendo vedere la figlia in quello stato, decise di darle un potente sonnifero che la facesse sembrare morta. Fecero il funerale e la madre, disperata, lego un filo attorno al polso della figlia. Questo filo era collegato ad una campanella appesa ad un’asticella. Se la ragazza si fosse mossa, la campanella avrebbe suonato. -
L’attenzione della ragazzina era completamente assorbita dal racconto di quell’uomo. - E.. che accadde? -
L’uomo sorrise. La luna illuminava il volto bianco del clown triste. - La madre voleva restare accanto alla tomba della figlia, per vedere se la campanella suonava, ma il padre, che sapeva che la figlia non era morta ma solo addormentata, preparò lo stesso sonnifero per la moglie, che così si addormentò. Due giorni dopo, il becchino arrivò al cimitero e presso la tomba di Roxanne trovò asticella e campanella a terra. Corse dai genitori, riesumarono il cadavere e lo trovarono che era in una posizione di dolore e sofferenza, con gli occhi spalancati, le mani sporche di sangue e le unghie conficcate nel coperchio pieno di graffi. -
Marianne si accorse di trattenere il respiro. - E poi? - chiese. La stretta dell’uomo sulle sue spalle esili si era fatta più intensa ma non vi fece caso.
- Il padre della fanciulla venne trovato in fin di vita, il giorno dopo, coperto di graffi che gli avevano lacerato la pelle. Morì dopo un giorno di coma. Ma sai qual è la cosa più orribile? - l’uomo si era fermato davanti a lei, le afferrava solidamente le braccia e la spingeva al bordo del sentiero. Marianne si sentì impotente mentre si sentiva spingere verso l’interno del bosco e veniva gettata violentemente a terra. Non riuscì neanche a tentare di rialzarsi, lui le fu subito sopra, il suo alito fetido le alitava sul collo. La forza dell’uomo era dieci volte la sua, non poteva opporsi.
- Roxy la sanguinaria si aggira da queste parti, proprio la notte di Halloween… e cerca ragazze vergini, come lei, per poterne bere il sangue e mangiarne la tenera carne. Tu sei vergine, Marianne? - La voce dell’uomo si fece roca, il respiro ansimante. Schiacciandola col suo peso per impedirle di fuggire, le accarezzò i piccoli seni con le mani. La ragazza lo sentì armeggiare con i pantaloni. Si sentiva confusa, venne sopraffatta da un attacco di nausea. Il malessere aumentò quando la mano dell’uomo s’intrufolò sotto la sottana e le accarezzò le gambe, raggiungendo le cosce lisce e morbide. E mentre ansimava di piacere e le stringeva l’altra mano attorno al collo, le guance alabastro di Marianne si erano fatte rosse, i suoi occhi lucidi di lacrime, la sua pelle più fredda. Dalle labbra le uscì solo un gemito leggero. - Mamma, papà… perdonatemi… -

Bea si sfregò le mani per il freddo. Aveva dimenticato i guanti, accidenti a Mike e ai suoi ardori del cavolo.. E le aveva fatto fare tardi, Marianne non le avrebbe rivolto la parola per mesi. E aveva ragione! Lasciarla un’ora ad aspettare la sera di Halloween era piuttosto scortese. Ma dove si era cacciata?
- Hey. - Sobbalzò. I lunghi capelli biondi sembravano bianchi sotto la luna. Si sentiva euforica. Aveva impiegato un’ora a truccarsi per quella serata, unghie nere e rossetto vivace, minigonna di pelle, calze a rete e cappello a punta. Una strega moderna e molto sexy.
- Ma dove eri finita? Pensavo fossi tornata a casa! -
Marianne aveva il volto corrucciato. - Ah, io dove sono finita! Si da il caso che è dalle sette che ti aspetto! Sono morta di freddo! E se verrò rimproverata dai miei genitori sappi che darò la colpa a te! -
Bea strinse gli occhi e si sporse in avanti. Avvicinò le dita ai capelli dell’amica e prese una ciocca striata di rosso.
- Che ti è successo? - si guardò le dita sporche di un liquido denso e appiccicoso. - Cos’è? - chiese, schifata.
Marianne alzò le spalle. - Sarà il sangue di quel porco… - mormorò.
- Quale porco? - chiese Bea, confusa.
- Lascia stare, una lunga storia. Un vecchio che blaterava di una morta che fa a pezzi le vergini. Penso che nel medioevo girassero meno stronzate di adesso. -
Bea scosse il capo. Non capiva niente ma in fondo non aveva importanza.
- Guarda che non hai più il rossetto. - Le fece notare Marianne, aspra.
- Sì, è stato Mike. E’ per colpa sua se sono in ritardo.. Fa’ niente, tanto devo mangiare… Dove andiamo? -
- Ah, io ho già mangiato. -
- Davvero? E papà lo sa? - la schernì Bea.
- Se lo saprà darò la colpa a te! - Le loro voci si confusero tra le urla e i giochi dei bambini in festa. Una musica allegra suonava nella piazza adornata di zucche e candele dalla luce tremula.

“ Maschio, 69 anni, altezza 1,85, peso 92 chili. Il cadavere è stato rinvenuto nel boschetto vicino a piazza Fanti, la sera di Halloween, con indosso un costume da clown. L’esame autoptico attribuisce l’ora della morte alle 21,00 del 31 ottobre 2010. Il cadavere presentava un profondo squarcio alla carotide ma poche e irrilevanti traccie di sangue sul corpo, dopo l’esame tuttavia appare chiaro che l’uomo sia morto per dissanguamento. la consulente della procura ha prelevato campioni di organi e liquidi biologici che saranno sottoposti ad ulteriori esami di laboratorio (compresi quelli tossicologici) per stabilire con certezza le cause della morte.”
Il commissario Carson ripose il comunicato stampa nel cassetto della scrivania assieme alle altre scartoffie. Per come la pensava lui, la festa di Halloween era una ricorrenza da abolire, ogni anno la stessa storia, crimini e delitti si moltiplicavano, la gente sembrava come impazzita. Quell’ultimo caso poi aveva dell’incredibile, un uomo anziano sgozzato, ritrovato esangue nel boschetto di un paesino di cui neanche si ricordava il nome. Morto dissanguato, ma la cosa buffa – o tragica a seconda dei punti di vista – era attorno al cadavere non era stata trovata alcuna traccia di sangue, a parte qualche schizzo sulla camicia e attorno allo squarcio alla gola. Squarcio che non era stato eseguito con un’arma da taglio, ma che, a detta del referto del medico legale, sembrava una lacerazione. Come se la pelle fosse stata strappata via con un unico morso. Ad avvalorare la tesi, un’impronta dentale simile a quella di un animale. Un grosso animale. Carson si grattò la testa. Un brutto affare. E adesso c’erano una moglie e una nipotina che piangevano per la perdita di un povero Cristo. Si alzò rumorosamente dalla sedia e salutò due dei suoi agenti, fortuna che aveva le spalle larghe e ne aveva viste di tutti i colori in quegli anni, altrimenti a far quel mestiere si poteva anche diventare matti. Prese la giacca e si diresse verso l’uscita, pregando in cuor suo di non fare brutti incontri. In fondo e per fortuna, Halloween c’era una sola volta all’anno!

Edited by Bloodfairy - 30/10/2019, 19:19
view post Posted: 27/12/2016, 17:58 Skannatoio Speciale di Dicembre - Lo Skannatoio
Gargaros:
Personalmente il ritmo veloce lo preferisco a quello troppo lento, a patto che sia anche comprensibile, come nel tuo caso. A volte vorrei saperlo usare io, invece a volte inciampo... :lol:
view post Posted: 26/12/2016, 23:51 Skannatoio Speciale di Dicembre - Lo Skannatoio
I MIEI COMMENTI:

OMAGGIO A UNA SPOSA DEVOTA di Alexandra Fischer (TEMA: PROFEZIA GENERE STORICO)

Il racconto è sicuramente ben scritto, da un po' di tempo la nostra Shanda ci apre le porte ad ambientazioni molto poetiche, cariche di mistero e sentimento. Il tuo impatto con i racconti storici è stato certamente buono, come sempre riesci a suscitare belle emozoni. Peccato che la storia sia forse un po' povera di quella trama che l'avrebbe sicuramente resa degna dei primissimi posti in classifica. Mi piace molto il tuo soffermarti sui particolari, sul dolore e l'amore di un consorte che si ribella a ciò che magia e superstizione vorrebbero imporre al funerale della sua sposa. Il sentimento va oltre le credenze popolari e si fa trasportare dal cuore, dalle sensazioni, dalla speranza che la donna possa gioire di tutto ciò che in terra l'ha resa felice. Nel complesso un buon lavoro, come al solito.

OLTRE IL TEMPO di CMT (TEMA: VIAGGI NEL TEMPO GENERE SPLATTER)
Eh, vabbé, cosa ti aspetti che ti dica al fine di non risultare ripetitiva? :P Altra prova centrata a mio parere. Stupendamente terrificante. Il racconto prende fin dall'inizio, come sempre è scritto molto bene, con dovizia di particolari e le specifiche sono centrate. L'ambientazione è buona, i personaggi convincono e non deludono, di loro abbiamo informazioni minime ma esaurienti, la tensione è palpabile e l'attesa dell'evolversi della storia accende la curiosità e le aspettative. Forse al finale però manca qualcosa, non so, è una mia sensazione, come se non avessi avuto il giusto appagamento finale da una storia che prometteva molto bene fin dall'inizio. Ma è solo un fatto personale. Il racconto è sicuramente, tra tutti, il migliore.

CIOCCOLATINI MAGICI di Rosemary’s child (TEMA: MAGHETTE GENERE: FANTASY)
Per essere un esordio non è male, ma sicuramente c'è molto su cui lavorare. Il fantasy c'è, le maghette... mmmhhh... un po' meno. Però l'idea è carina. Per quanto la mia esperienza non sia vasta in materia, non mi sembra di ricordare storie di cioccolatini che se li mangi ti cambiano la vita, quindi l'originalità direi che ci può stare. Ok, il finale è sempre quello del tipo 'non bisogna cambiare esteriormente per essere accettate e felici', è una morale usata e strausata, ma la storia è ugualmente godibile. Ci sono vari punti da sistemare, lo stile è abbastanza pulito ma a tratti incerto, frettoloso, nulla che non si possa rimediare con una revisione. Una prova che direi esauriente nell'insieme.

L’INTRUSO di Gargaros (TEMA: HORROR GENERE: INVASIONE ALIENA)
Mi è veramente piaciuto. Di solito i racconti lunghi rischiano di far perdere un po' l'attenzione del lettore, qui la cosa non accade. Il racconto tiene incollato allo schermo il lettore, lo avvolge in una spirale di mistero e tensione. Non so per quale motivo, il finale lo avevo intuito. Avevo in qualche modo compreso che alla fine tutti avrebbero finito con l'uccidersi tra di loro in quell'edificio nel quale il gruppo si era rifugiato, ed ero curiosa di scoprire quale oscura macchinazione ci fosse dietro. Forse un po' mi ha spiazzato la conclusione e la spiegazione fornita, mi è sembrata un po' troppo contorta, c'erano forse metodi più semplici per eliminare il genere umano... Ma forse così c'è più gusto. :-D Ben caratterizzati i personaggi anche se non so perché a volte faticavo ad associare i nomi ai fatti, ma penso sia solo un problema dovuto alla complessità delle scene, che comunque sono curate nei dettagli, come i dialoghi. Una buona prova.

IL NUOVO COMPAGNO DI BANCO di Reveche (TEMA: LO STRANIERO GENERE: FANTASCIENZA)
La storia sembra un incrocio tra “Il nuovo compagno di banco” di Simon Rich e “Addio Terra, ritorno al mio pianeta” di I. Stewart. Nel primo c'è il ragazzone timido, goffo, vittima dei bulli e nel secondo un ragazzo che viene da un altro pianeta per studiare gli umani e cercare di creare un contatto. Il secondo è peraltro il primo libro di fantascienza letto da ragazzina e mi era molto piaciuto. La specifica del genere mi sembra centrata, su quello dello straniero ho qualche dubbio. Il racconto richiede di certo un'accurata revisione, alcuni termini sembrano inappropriati e vanno certamente controllati, da ricontrollare anche la punteggiatura, qualche apostrofo, nulla che non si possa aggiustare. L'ambientazione è un po' latitante, personalmente ho faticato parecchio ad immaginare il mondo di Eshwar, così come fatico ancora adesso a capire che senso ha tutta la tortura psicologica che gli alieni dovrebbero infliggere a coloro a cui chiedono aiuto. Sì, ho letto la spiegazione che hai fornito a chi ha lamentato la stessa cosa, ma francamente non mi ha convinta. Un racconto che inizialmente non avevo giudicato malvagio per stile e tema, ma che ha perso di senso ed interesse man mano che la trama avanzava, finendo col diventare, ahimé, lento e inconcludente.


AMORE A MORSI di Incantatore Incompleto (TEMA: ZOMBI GENERE: UCRONIA)
Anche se la trama non è originalissima (del resto sul tema è stato prodotto di tutto, non è facile trovare una storia di zombie che risulti totalmente nuova al lettore), il racconto offre diversi passaggi a mio dire interessanti. I personaggi sono ben delineati, hanno carattere e suscitano sensazioni. L'ambientazione ricorda quella di THE WALKING DEAD, ma non è necessariamente un male. Lo stile è buono, il ritmo non risulta mai lento, però c'è qualcosa qua e là da curare e rivedere, da migliorare un po'. I protagonisti avrebbero potuto avere uno spazio caratteriale più sviluppato, dovrei rileggere il racconto con più attenzione per saperti dire cosa modificherei per rendere la storia più accattivante. A mio dire una bella prova, con un finale che un po' mi ero immaginata ma va bene lo stesso.

UN FUTURO RADIOSO di Valter Carignano (TEMA: FUORILEGGE DISPERATI GENERE: STEAMPUNK)
Bel racconto, specifiche centrate a mio parere e anche se non amo tantissimo il genere (anche perché non lo conosco bene, ma mi sono dovuta informare), la storia in sé mi ha convinta. Ben caratterizzati i personaggi, dialoghi fluidi ed essenziali, senza inutili fronzoli o spiegazioni superflue. Buona anche l'ambientazione, tutto è curato nei minimi particolari, a quanto posso vedere nessuna contraddizione. E anche il ritmo, veloce e incalzante come piace a me, insomma, un lavoro buono che si avvicina molto ai miei gusti!


W di David Galligani (TEMA: ARCANI GENERE: THRILLER/GIALLO/NOIR)

Io penso che tu abbia un'ottima capacità di scrittura, ma il genere librogame è un genere secondo me troppo complicato per essere usato in un racconto, non suscita sensazioni, è un gioco e basta. E, ripeto, è un vero peccato, perché dal poco che ho potuto capire sei un bravo scrittore. L'uso della prima persona è una buona cosa, appropriato per un libro game e anche se l'inizio è buono, poi andando avanti ci si perde e non si capisce molto bene. La conclusione poi mi lascia molti dubbi, anche se potrebbe essere una scelta dettata dalla volontà di lasciare in sospeso il tutto. Non è una prova fallita, preferisco un racconto nella sua veste più classica ma di sicuro non è facile adoperare un simile sistema di scrittura.


LA MIA CLASSIFICA:

1- OLTRE IL TEMPO - CMT
2- UN FUTURO RADIOSO – Valter Carignano
3- AMORE A MORSI – Incantatore Incompleto
4- L'INTRUSO - Gargaros
5- OMAGGIO A UNA SPOSA DEVOTA - Shanda
6- CIOCCOATINI MAGICI – Rosemary's Child
7- W di David Galligani
8- IL NUOVO COMPAGNO DI BANCO di Reveche
view post Posted: 18/12/2016, 00:22 Skannatoio Speciale di Dicembre - Lo Skannatoio
Sembra tutto a posto, sono ancra dei vostri, chissà cos'è successo... Mi sa che è meglio che mi sbrigo a postare i commenti primache mi buttino ancora fuori... :p094:
view post Posted: 13/12/2016, 14:12 Skannatoio Speciale di Dicembre - Lo Skannatoio
Letti tutti racconti fino ad ora. Mamma mia... Ce n'è per tutti i gusti!!!! Fortuna che non sono debole di stomaco, CMT e Gargaros si contendono lo scettro... Ma siete tutti bravissimi ragazzi, 'sta botta sarà dura!

Lo scettro per le scene horror, intendevo... I racconti sono tutti più che interessanti...
view post Posted: 12/12/2016, 20:59 Skannatoio Speciale di Dicembre - Lo Skannatoio
Tema VAMPIRI genere EROTICO

UN CAPODANNO FUORI DALL'ORDINARIO

di Laura Palmoni

Erano appena le sette di sera, ma il sole era tramontato già da un po' e il bosco era immerso in un silenzio innaturale, a parte un fruscìo indistinto e il verso di qualche uccello notturno. Luc non era tipo da aver paura, ma era preoccupato per la piega che la faccenda stava prendendo. Passare la notte lì, al freddo, non era stata di certo tra le sue aspettative per quel capodanno. Al diavolo, Google maps stavolta aveva toppato alla grande. Il cottage affittato dai suoi amici non doveva essere lontano, ma la vegetazione selvaggia di quel bosco non segnalato si infittiva sempre di più e gli precludeva ogni possibilità di ritrovare la strada smarrita. E non c'era l'ombra di un'abitazione, non nelle vicinanze. Per completare quel quadro incredibile, il suo telefonino riportava totale assenza di rete, aveva male ai piedi e alla schiena. Anche il tempo non prometteva nulla di buono, l'impressione era che di lì a poco potesse iniziare a nevicare. Morto congelato la notte di capodanno, una notizia da prima pagina. Il suo innato pessimismo fu però felicemente deluso quando scorse una luce poco lontana. Poteva essere un fuoco, un accampamento, una baita di montagna. Magari proprio il cottage dei suoi amici! Questo bastò ad infondergli speranza, iniziò a camminare a passo spedito verso quel chiarore e tirò un sospiro di sollievo quando iniziò ad intravedere una serie di lampioni che costeggiavano un sentiero di pietre. Aveva l'aria di un tipico villino di montagna. Era salvo. Stava iniziando a nevicare, giusto in tempo. Si accostò al cancello, stava per cercare un campanello ma si accorse che era appena accostato, spinse ed entrò nel giardino. L'edificio era particolare, a due piani, con le mura imbiancate e coperte di edera rossa e verde che luccicava alla luce dei lampioni. Al secondo piano una fila di finestre tonde, il tetto che iniziava a imbiancarsi per la neve che ora scendeva copiosa, mentre il fumo usciva dal comignolo indicando, con sua grande felicità, che il caminetto era acceso. Raggiunse la porta, si attaccò al maniglione di pietra e bussò con tutta la forza che aveva. Una folata di vento gelato lo fece stringere nel giubbetto, proprio mentre l'uscio si apriva.
«Buonasera.»
Luc rimase paralizzato, non riuscì a rispondere. Un ragazzo alto se ne stava all'ingresso, capelli scuri, occhi lucenti, carnagione chiara e un corpo solido e muscoloso. Indossava una maglia aderente e leggera, poco indicata ad un abitante di montagna. Lo osservava con uno strano sorriso sulle labbra, come se lo conoscesse e non fosse affatto stupito di vederlo lì. Il suo sguardo non lo abbandonò un istante quando disse, semplicemente: «Sì?»
«Cercavo... Il cottage di Valmora, ma non credo sia questo.»
Lo sconosciuto scosse il capo. «No, infatti. Questa è Villa Bauer. Io sono il padrone di casa. Posso fare qualcosa per lei?»
Di colpo Luc non aveva più freddo. Aveva il fiato corto e non solo per la lunga corsa nel bosco. La sua voce era paralizzata, stravolta dall'emozione mentre tentava di rispondere. Lo sguardo magnetico di quell'uomo gli aveva annebbiato la mente.
«Allora mi sono perso» riuscì ad articolare. Il padrone di casa sorrise ancor più apertamente. La sua voce si fece più profonda mentre spalancava di più l'uscio.
«Puoi entrare e riposarti un po', se vuoi, così mi racconti cosa ti è accaduto.»
Luc si accorse di non aspettare altro. L'idea di scaldarsi e riordinare un po' le idee era quanto di più bello gli fosse capitato in quelle ultime ore. Accettò di buon grado. Il ragazzo si spostò quel poco da farlo passare e Luc fu costretto a sfiorargli il corpo caldo e a respirare il suo odore penetrante. L'interno era più buio di quanto Luc si fosse aspettato, il salone era spazioso e raffinato, le uniche luci erano quelle del camino acceso e della grande lampada accanto al divano.
«Scusami, di solito amo la penombra, mi aiuta a riflettere» disse il ragazzo, accendendo la luce che subito inondò la stanza. Luc poté ammirarne lo splendore. Il pavimento era di marmo chiaro, lucente e con disegni floreali di grande pregio, forse più adatti ad una casa signorile che a un cottage di montagna, ma di sicuro colpivano per la bellezza. Un grande tappeto al centro sosteneva un tavolo lucido con piedi ad artiglio, sicuramente di legno nobile, davanti al camino un divano con soffici cuscini, due poltrone ai lati, pareti color crema che ospitavano quadri di paesaggi, uomini e donne importanti, forse non famosi ma sicuramente ricercati. Un enorme lampadario rifletteva la luce su cornici e specchi disseminati un po' tutto intorno. Uno spettacolo magnifico.
«Che meraviglia» sussurrò Luc, sistemandosi meglio lo zaino sulla spalla.
«Grazie» rispose l'uomo, sorridendo. «Purtroppo non ho il maggiordomo in questi giorni, è partito per le feste. Sono solo in casa e temo che non potrò servirti come si dovrebbe servire un ospite... Ma qualcosa da mangiare posso preparartelo io, finché riposi un po'.»
«No, grazie» rifiutò Luc, più gentilmente che poté «ho degli amici che mi stanno aspettando, saranno in pensiero... Il mio cellulare non ha campo, se potessi fare una telefonata...»
«Dove ti aspettano i tuoi amici?»
«Hanno affittato un cottage qui vicino, ho la mappa ma... devo aver imboccato un'altra strada, ho attraversato un bosco che non avrebbe dovuto esserci » tirò fuori la cartina stampata e la porse al padrone di casa. Questi la prese tra le mani e la osservò un istante, poi scosse il capo.
«Credo che tu sia parecchio lontano, vengo qui in vacanza da anni e conosco bene il posto. Non ci sono cottage nel raggio di venti chilometri.»
«Venti chilometri? Ma è impossibile» disse Luc, disorientato. «Non credo di essermi allontanato tanto dal sentiero principale.»
«Le stradine di montagna sono una trappola per i turisti, molti sentieri non sono segnalati dalle mappe» replicò l'altro, per poi aggiungere: «però, se vuoi, puoi telefonare ai tuoi amici, forse qualcuno può venire a prenderti.» Indicò un piccolo tavolino di legno su cui era appoggiato un apparecchio modello anni ottanta. Luc sorrise e ringraziò.
«Posso mettere in carica il telefonino? Nel caso si decidesse a funzionare.»
«Certo. Troverai una presa per la corrente vicino al telefono.»
«Grazie» disse Luc, sorridendo. Ma fu un'amara sorpresa scoprire che neanche il fisso dava alcun segnale. «Merda» imprecò sottovoce.
«Cosa?»
«Niente, parlavo tra me... Il telefono deve essere isolato» passò la cornetta al padrone di casa, questi se lo portò all'orecchio.
«Capita spesso da queste parti, mi spiace. Deve essere il tempo, si sta avvicinando una tormenta» alzò le spalle. «Credo che non potrai muoverti nelle prossime ore, a meno che tu non voglia provare lo stesso a raggiungere i tuoi amici... Ma temo che tu non abbia speranza di resistere là fuori.»
Luc si dette dello stupido. Non poteva neanche raggiungere la macchina. L'aveva lasciata in paese, non aveva voluto rischiare di seguire quel sentiero stretto e impervio in auto, era sicuro di poter sopravvivere a due ore di salita a piedi. Non riusciva proprio a spiegarsi come avesse fatto a perdersi.
«Credo sia il caso che mi presenti» sorrise l'uomo strappandolo ai suoi pensieri. «Mi chiamo Federic. Federic Volstainer. Piacere di averti come mio ospite, puoi trattenerti fino a quanto vorrai.»
Luc tese la mano al giovane. Non seppe spiegarsi il perché, ma non si sentiva a disagio. Era affascinato da quel posto e lo avvolgeva una sensazione di sicurezza, ma era arrabbiato con sé stesso, con la sua stupidità. Si rassegnò, non poteva cambiare lo stato delle cose.
«Ti ringrazio. Guarda, davvero, ti darò meno fastidio possibile e appena il tempo me lo consentirà me ne andrò.»
«Non preoccuparti. Ti consiglio di cambiarti i vestiti umidi. Puoi farti un bagno caldo, non vorrei ti prendessi un malanno, intanto posso cucinare qualcosa.»
Luc si schiarì la voce. «Non so... non vorrei disturbare.»
«Nessun disturbo» Federic si passò una mano tra la folta chioma nera. «Sali al piano di sopra, la prima porta a destra è la stanza degli ospiti, scegli dei vestiti e distenditi un po'. Ti chiamo io quando il bagno è pronto.»
Prima che avesse avuto tempo di protestare, l'uomo era salito di sopra. Luc non si sorprese del fatto che non fosse riuscito a dirgli di no, che non aveva importanza, che l'unica cosa che voleva era andarsene perché non era vero. Voleva restare lì. In quella strana casa, con quello strano personaggio. Ed era buffo, perché non riusciva a darsi una ragione precisa.

La stanza degli ospiti non deluse le aspettative di Luc. C'era un enorme letto di mogano al centro, un armadio enorme, due comodini ai lati del letto, una libreria ben fornita, un'elegante poltrona in tinta con le pareti verde chiaro. C'era anche uno scrittoio e una composizione di fiori rossi era stata appoggiata nell'angolo. Aprì l'armadio – c'erano più vestiti lì che in tutti gli armadi messi insieme dei componenti della sua famiglia – e scelse una camicia, un maglione e un paio di jeans. Federic era a occhio e croce più alto e muscoloso di quanto lo fosse lui, ma stranamente quei vestiti parevano essere della sua taglia. Li appoggiò su una sedia e si buttò sul letto, portandosi una mano sugli occhi. Era davvero stanco.
«Il bagno è pronto, se vuoi.»
Luc balzò a sedere sul letto.
«Scusami» disse Federic «Non volevo spaventarti. Ho bussato, ma non rispondevi.»
«Credo di essermi appisolato» si alzò e prese dalle mani dell'uomo l'accappatoio che gli porgeva. «Grazie. Mi spiace proprio crearti casini.»
«Sono contento invece. È bello passare il capodanno con qualcuno» mentre parlava, la mano dell'uomo accarezzò la guancia di Luc. C'era qualcosa di indecifrabile in quello sguardo. In una situazione normale, Luc sarebbe quantomeno indietreggiato e corso via, ma quel frangente era del tutto nuovo, lo terrorizzava e allo stesso tempo lo stuzzicava. La mano di Federic scese sul suo petto, accarezzò la zona visibile sotto la camicia sbottonata. Scese più giù, si posò sui fianchi, sbottonò i jeans. Il respiro di Luc si era fatto corto. Federic tolse la mano e sorrise del suo turbamento.
«Fai con comodo. Io preparo qualcosa per cena» gli sussurrò, prima di sparire silenziosamente come era venuto. Luc recuperò gradualmente la calma, ma faticava quasi a respirare. Quindi riallacciò i pantaloni e si avviò alla ricerca del bagno.

Il bagno era immenso, di una bellezza unica, come il resto della casa. Una parete di specchi rifletteva la luce delle plafoniere poste sulla parete difronte, l'acqua calda di una vasca sprigionava vapore e un profumo inebriante, sembrava di essere in una piscina termale. Affascinato ed esausto, Luc si spogliò degli abiti e si immerse nel caldo tepore di quel luogo paradisiaco. Non riusciva a rispondere a nessuna delle domande che gli si affacciavano in testa, non riusciva a pensare, a ragionare, l'unica cosa che importava era il tormento di quegli occhi fissi nei suoi, pochi minuti prima. Federic era bello. Indubbiamente era gay, non ci voleva molto a capirlo ed era altrettanto vero che lui non lo era. Almeno fino a quel momento. Adesso però qualcosa gli stava succedendo. Il tocco gelido di Federic sul suo petto, le labbra dolci e sensuali a pochi centimetri dalle sue, l'odore di terra bruciata dal sole e la voce calda... non riusciva a pensare. Aveva avuto un'erezione e se ci pensava ce l'aveva anche adesso. Non era normale. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro lo schienale della vasca. Una parte di lui avrebbe voluto restare lì per sempre, l'altra avrebbe voluto avere il coraggio di uscire da quella villa e scappare, anche a rischio di venire sepolto dalla tormenta.
«Mi stai pensando, vero?»
Quella voce lo fece sussultare. Fece per balzare in piedi ma due mani forti si posarono sulle sue spalle nude e lo costrinsero a tornare nell'abbraccio caldo dell'acqua.
«Non muoverti» gli ordinò la voce. Era Federic. Non sapeva come, ma aveva sentito che lo chiamava. Il suo corpo rabbrividì di desiderio mentre sentiva le mani muoversi sulle sue spalle in un massaggio sensuale. Sentì il fiato del giovane farsi forte, le sue labbra avvicinarsi al suo collo. Sentì la sua lingua ruvida seguire il percorso della vena giubulare e non gli sfuggì il gemito di piacere mentre lo faceva.
«Sei così arrendevole... e irresistibile. Ti stai chiedendo cosa voglio da te, vero? Nulla che tu non voglia, ma non ti nascondo che vorrei prenderti qui, adesso e intrappolarti dentro di me per sempre, mio giovane ospite.»
Luc gemette quando le dita del ragazzo scesero lungo il suo torace e, trovati i capezzoli, li strinse con forza fino a fargli male.
«Vuoi che ti baci?» Chiese Federic, inginocchiandosi davanti al suo volto. Luc era ipnotizzato. Disse di sì col capo. Avrebbe detto sì a qualunque cosa lui gli avesse chiesto in quel momento. Federic gli catturò la testa e lo attirò contro di sé con imprevista violenza. Le sue labbra avevano uno strano sapore, sapevano di mare ma anche di terra, erano morbide e frementi, colme di una passione trattenuta a fatica. Si abbandonò a quel bacio intenso, eccitato da quella furia. Non riusciva a capire perché non fosse in grado di resistergli, ma pensò che forse non ne aveva voglia. Era bello lasciarsi andare, bello essere in balìa di quello strano, eccitante sconosciuto. Ma proprio mentre era sul punto di arrendersi, ancora una volta Federic sollevò di scatto la testa e si rialzò. Luc aprì gli occhi lentamente, ancora perso nell'estasi di quel contatto. «Cosa...»
«Finisci di fare il bagno. Io vedrò di combinare qualcosa per la cena» mormorò Federic. La sua voce aveva perso tutto il calore e la passione di poco prima. Luc cercò di riprendersi. Il vapore e il desiderio gli davano alla testa.
«Federic...»
«Ti aspetto di sotto. Poi se le linee torneranno a funzionare, potrai avvertire i tuoi amici.»
Prima che Luc potesse replicare, il ragazzo lo aveva lasciato da solo. Luc rimase immobile per alcuni istanti, cercando di trovare una spiegazione logica a tutto quello che gli stava accadendo. Non la trovò, e allora sprofondò nell'acqua calda e profumata, chiudendo gli occhi, immaginando ancora le labbra di Federic che cercavano le sue.

Forse perse i sensi in quel bagno, perché quando riaprì gli occhi, Luc si trovò in camera, sdraiato sul letto, sprofondato tra i cuscini morbidi. Riconobbe il suo profumo, prepotente e misterioso. Indossava abiti puliti, ma non ricordava di essere arrivato fin lì, né di averli indossati. Si alzò, forse un po' troppo rapidamente perché si sentì mancare e dovette appoggiarsi al grande letto a baldacchino. Un brivido gli corse lungo la schiena quando ricordò quel che era accaduto in bagno. Si mosse verso l'uscio, lo aprì e si ritrovo nel corridoio appena illuminato. Intravide la scalinata e scese con cautela, temendo che le gambe potessero tradirlo. Arrivò nel soggiorno e sgranò gli occhi per la sorpresa. Il tavolo era apparecchiato e c'era di tutto: carne, verdure, frutta e dolci d'ogni genere. C'era un grande candelabro al centro, tre tipi di bicchieri, posate d'argento, brocche di vino e tutto quello che una persona affamata avrebbe voluto trovare in tavola. Federic gli indicava di sedersi e fece un perfetto inchino per accompagnare il suo invito. Luc gli si avvicinò, scrutò attento i tratti di quel volto: gli zigomi alti, il naso diritto, la bocca carnosa straordinariamente sensuale. E quegli occhi intensi, quasi dorati, che lo fissavano come se volessero strappargli via ogni pensiero.
«Siediti, ora. E mangia qualcosa.»
Luc deglutì e annuì. Prese posto a tavola e Federic gli si accomodò difronte. Luc iniziò a servirsi, mentre l'altro si limitava ad osservarlo, le mani allacciate sotto il mento, lo sguardo divertito.
«Tu... non mangi?» Chiese Luc, mentre tagliava grossi pezzi di carne al sangue. Federic si limitò a far cenno di no col capo, mentre uno strano desiderio gli si faceva largo nello sguardo. Luc era disposto a giurare che non era quella succulenta bistecca a fargli gola.
«Parlami dei tuoi amici.»
«Mmmhh» Luc finì di masticare un pezzo di pane «sono ex compagni di liceo, per lo più. Molti di loro non li vedo da anni. Abbiamo deciso di passare il capodanno insieme» si voltò, in cerca del grande orologio da parete che aveva visto appeso al suo arrivo. Segnava le tre. Ma quanto diavolo aveva dormito? «Ormai saranno tutti ubriachi» sorrise.
«Ti dispiace così tanto?»
«Cosa?»
«Di non essere stato con loro a festeggiare.»
Luc alzò le spalle. «Non molto. A parte Marco, con gli altri non ho un gran rapporto. Li conosco, ma finisce lì.»
«Marco è il tuo ragazzo?» vide gli occhi di Federic farsi cupi mentre lo chiedeva. Luc non poté non pensare che fosse geloso.
«No, no, guarda che ti sbagli. Io non sono...»
«Non sei cosa?»
«Non... sono... non mi piacciono i ragazzi» balbettò.
«No? Che strano... poco fa, in bagno, non hai dato quest'impressione.»
«Beh.. solitamente no.»
«Solitamente? Quindi qualcosa, ora, è cambiato» ribatté Federic, con malcelata malizia. Luc arrossì. Continuava a fissare quegli occhi enigmatici, tenendo in mano il coltello, nell'intento di tagliare una fetta di arrosto. E non seppe spiegarsi come, il manico gli scivolò dalla mano e andò a ferire l'altra. Cacciò un grido soffocato, al contempo Federic era balzato in piedi. Se lo ritrovò accanto, mentre gli afferrava la mano con una ferocia inaudita, il volto pallido come un lenzuolo. Prima che potesse protestare, attirò il palmo contro alla sua bocca. Lo osservò mentre si portava la ferita alle labbra, leccava il suo sangue e quindi succhiava dal piccolo taglio. Luc si spaventò, cercò di tirar via la mano, ma Federic gli catturò il polso e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
«Guardami, Luc» e lui lo guardò. Aveva occhi che sembravano fuoco. Sentì l'odore del sangue e questo lo eccitò oltremisura.
«Ti piace quello che vedi?»
«Sì» rispose Luc, semplicemente.
Federic gli appoggiò le mani sui fianchi. Luc si sentì mancare. Non si pose domande a cui non avrebbe saputo dare risposta, sapeva solo che quell'uomo era l'unico in grado di soddisfare un bisogno, un desiderio che non aveva mai provato prima. Non si oppose quando lo costrinse ad alzarsi e se lo tirò contro, la sua schiena aderiva perfettamente al suo petto caldo, lo lasciò fare mentre gli accarezzava il collo, le spalle e l' eccitazione e il desiderio aumentarono quando lo sentì ansimare forte.
«Sei così caldo» gli sussurrò Federic all'orecchio, prima di morderglielo delicatamente. Le sue mani continuavano a giocare col suo petto, poi a stringergli con prepotenza i fianchi, finché non si affrettarono fin sotto la cintura. Luc capì di non poter più andare avanti così. Doveva fare o dire qualcosa altrimenti sarebbe impazzito. Piegò il collo da un lato e sorprese lo stesso Federic quando gridò, in preda al desiderio: «Fallo adesso, ti prego!»
Lo sentì chiaramente sussultare a quella richiesta, ma fu subito accontentato. Federic obbedì con un grido soffocato, succhiò con forza la pelle sensibile del collo. Luc si sentì volare, sospeso in bilico sull'orlo di un baratro. Sapeva di poter salire ancora più in alto ma che poi la caduta poteva essere rovinosa e mortale. Ma non gli importava. «Portami con te... adesso! Per favore»
Federic s'irrigidì e lo morse. Luc fu investito da una scarica di piacere, il sangue fluì dentro di lui ad incredibile velocità e un grido disumano gli salì in gola. Era estasi quella che sentiva... O forse agonia. Non voleva sapere. Non voleva più svegliarsi. Non voleva più tornare. Il soggiorno attorno a loro era sbiadito, le luci erano soffuse, la vista annebbiata.
«Devo lasciarti andare» la voce di Federic gli arrivava da molto lontano. Era ancora avvinghiato a lui, gli succhiava via la linfa vitale ma non gli importava. Gli avrebbe dato la vita in cambio di un solo altro attimo di piacere.

Si svegliò di colpo. I suoi occhi vagarono nell'oscurità, finché la luce inondò la stanza, costringendolo a schermarsi gli occhi. Nella sua testa c'era il vuoto, si sentiva stanco e irrequieto. Immagini confuse gli attraversavano la mente, aveva freddo, fame, la bocca asciutta, quasi avesse attraversato un deserto sotto il sole cocente.
«Finalmente ti sei svegliato, ci stavamo preoccupando.»
Luc girò lo sguardo. Il volto preoccupato di Lorenzo gli riportò alla mente frammenti di qualcosa vissuto di recente. Forse i suoi occhi, che vagamente gli ricordavano quelli di lui.
«Si può sapere cosa ti è successo, dannazione? Ci hai fatto prendere un colpo!»
Giorgio, un altro suo amico. Luc era stordito, non riusciva a capire nulla, man mano che i ricordi riaffioravano era consapevole che non sarebbe dovuto essere lì.
«Non so di cosa...»
«Abbiamo sentito bussare alla porta, abbiamo aperto e tu eri a terra, tra la neve» spiegò Lorenzo. «Con questa tormenta tutti i telefoni sono bloccati, non potevamo neanche chiamare un dottore.»
«Dov'è Federic?» Chiese Luc, con un nodo in gola. I due amici si guardarono stupiti, quindi Lorenzo si girò verso di lui. «Chi?»
Luc fece un gesto con la mano, come a dire che non aveva importanza.
«Ma tu pensa se devo passare capodanno a farti da infermiere... Invece di farmi una sana scopata. C'è un'amica di Giorgio, di sotto, che non aspetta altro» guardò l'orologio. «Dai, tirati su, fra un'ora è mezzanotte, almeno salutiamolo questo anno di merda!»
Mezzanotte?
Lo lasciarono da solo. Luc aprì la finestra, gli girava la testa. La neve aveva ricoperto la terra, era abbagliante sotto i riflessi della luna. Non era possibile. Quella era stata senza dubbio la notte più pazzesca della sua vita e adesso veniva a sapere che forse era stato solo tutto un sogno. Le sensazioni provate, il brivido caldo che lo aveva avvolto, quello sguardo ammaliante e il piacere si era impossessato di lui quando...
Interruppe i suoi pensieri e corse nel bagno. Si guardò allo specchio e ciò che vide lo impressionò. Era bianco come un cadavere, profonde occhiaie gli solcavano il viso. Girò la testa da un lato e osservò attentamente il collo, finché scoprì due fori irregolari, simili al morso di un animale. E di colpo apparve lui, alle sue spalle, riflesso nello specchio. Si girò ed era ancora lì, per lui. Chiuse gli occhi e lo lasciò fare quando gli passò la lingua sul collo e dopo aver sussurrato parole incomprensibili lo morse di nuovo. E tornò nuovamente quel piacere immenso, doloroso eppure inebriante. Vide la morte negli occhi ma non aveva paura e quando il suo freddo abbraccio lo circondò, si senti appagato. Non contava nient'altro.

Quando tornò in sé, in quella notte lunga e piena di emozioni, la finestra era ancora aperta e lontano gli arrivò il suono di una campana. Tre rintocchi, per la precisione. Lugubri. Freddi come schiocchi di dita del diavolo. Aveva braccia e gambe che sembravano pietra, ma ugualmente riuscì a rialzarsi da terra. Si toccò il collo dolorante, sentiva gli occhi pesanti, faticava a camminare. Al piano di sotto dovevano essere parecchio fatti, non si udiva alcun rumore. Cercò di chiamare Lorenzo, Lisa e gli altri suoi amici ma non riusciva a parlare. Aprì la porta. Le luci erano accese. Trovò il primo corpo riverso sulle scale a chiocciola. Una ragazza dai capelli biondi, il viso schiacciato contro il legno color mogano, in una pozza di sangue.
L'altro cadavere era in fondo alla scalinata. Era Lorenzo, con gli occhi di fuori e il volto incavato. Aveva due grossi fori sul collo, ben visibili e il petto squarciato. Si portò una mano alla bocca, sconvolto dall'orrore. Gli altri corpi erano nel soggiorno. Tutti morti. A terra, sulle poltrone, esangui. Marco aveva persino ancora il bicchiere in mano e un'espressione di sconcertante beatitudine stampata sul volto. Luc indietreggiò. Un odore forte gli salì nelle narici. L'odore del sangue. Era ovunque, poteva sentirlo addosso, scendere dalle pareti, salire dal pavimento. Lo sentiva in bocca. Dolciastro, caldo, inebriante. Irrinunciabile. Ormai era la sua vita. Si aggirò nella stanza come un fantasma, consumato da emozioni che ora non possedeva più. Si sentiva divorato, trasformato da qualcosa che ancora lavorava dentro di lui, implacabilmente. Nessuna possibilità di ritorno, si avviava perso un'insana follia. Cadde a terra, seduto, ed esplose in una fragorosa risata mentre tutto gli sembrava finalmente chiaro. Era stato cibo per un'immortale, aveva desiderato quello che ora era diventato, la sua vita terrena era conclusa e adesso ecco che gliene veniva offerta un'altra. Ed era meravigliosa, dopotutto. Si alzò. Gettò un ultimo sguardo ai cadaveri, senza tradire alcuna emozione. Pietà, e perché mai? Forse qualcuno ne aveva avuta per lui? Le lacrime svelavano i suoi reali pensieri mentre afferrava l'attizzatoio del camino ormai spento e saliva lentamente le scale. Non era troppo tardi. Non aveva potuto salvare i suoi amici, ma poteva mettere la parola fine a quell'abominio e risparmiare altri innocenti. Non avrebbe più visto Federic, né avrebbe provato mai più quelle meravigliose sensazioni di poche ore fa, ma nulla aveva più importanza. Lo aveva abbandonato lì, non gli serviva più. E senza non poteva vivere. Si ritrovò sul tetto. La tempesta di neve si era calmata, la coltre bianca era ormai ghiacciata sotto di lui. Puntò l'attizzatoio contro il suo cuore, mentre con sguardo fermo e indecifrabile si apprestava all'ultimo volo. E si sentì libero, felice, anche quando la punta di ferro gli trapassò il petto, lasciandolo moribondo sulla neve resa scarlatta dal suo sangue maledetto. E anche allora, non smise mai di sorridere.

Il commissario si sollevò dal corpo semi congelato ancora adagiato sulla neve. Fece cenno agli uomini dell'ambulanza di portarlo via. Che razza di giornata! Due giorni per ritrovare quel gruppo di ragazzi di cui si erano perse le tracce e poi scoprire che erano tutti morti ammazzati. Forse proprio dal loro amico, con cui avrebbero dovuto festeggiare l'ultimo dell'anno. Roba da matti!
«Abbiamo caricato tutti i corpi, commissario, possiamo andare.»
«Sì sì, questo posto fa impressione. Quelli della scientifica avranno un bel lavoro, stavolta.»
«I ragazzi sono stati tutti identificati dalle famiglie, mancava solo uno all'appello, Luca Marelli, abbiamo trovato lo zaino con i documenti tra le rovine di villa Bauer, a tre chilometri da qui.»
«Cazzo ci faceva in quel vecchio rudere?»
«Non lo so signore» rispose il poliziotto. Il commissario decise che quel giorno ne aveva abbastanza di misteri. Un ragazzo parte per festeggiare il capodanno con gli amici e prima li uccide tutti poi si ammazza gettandosi nel vuoto e trafiggendosi il cuore con un attizzatoio. E in che modo, poi, aveva ucciso i suoi compagni? Probabilmente prima drogandoli tutti e poi dissanguandoli uno ad uno. O almeno così sembrava dai primi rilievi. Da non credere. Si sfregò le mani per il freddo. Era proprio ora di tornare in paese e magari farsi una birra al calduccio. Per dimenticare quell'assurda storia e mettersi nelle mani di Dio. Se esisteva, un Dio.
view post Posted: 30/11/2016, 18:27 Skannatoio Speciale di Dicembre - Lo Skannatoio
Io scelgo Vampiri.


E vorrei non dovermi confrontare con la fantascienza e i cyber-disel punk... non sono molto preparata... e neanche molto ispirata... :P

E appunto, neanche ucronia mi ispira...

Speriamo di riuscire a partecipare, senno amen, perderò 5 punti... :1391975826.gif:

Edited by Bloodfairy - 30/11/2016, 18:35
view post Posted: 28/11/2016, 13:43 Skannatoio di Novembre - Lo Skannatoio
Grazie per il commento e per i consigli. Quella dell'identità del personaggio è una cosa che mi è stata segnalata da molti e la condivido in pieno. E' infatti mia intenzione di modificare questa parte, per rendere la cosa più comprensibile. Una scelta così poco chiara è stata semplicemente dettata dalla specifica, non sarebbe stato creare un plot-twist degno di nota se avessi rivelato o solo lasciato intuire l'identità del protagonista. Ammetto che è stata una scelta rischiosa, ma in questo modo l'effetto sorpresa è stato d'impatto. Grazie per i preziosi consigli che metterò in pratica al più presto

E complimenti a Flavia per la meritata vittoria.

CITAZIONE
La guerra è finita
di Laura Palmoni
Devo dire che il racconto mi ha preso sin dalle prime righe. Sei riuscita a trascinarmi in una stiva buia, seguendo quello che a me è parso un piccolo serial killer, e poi mi hai lasciato in balia del signor... Benjamin Lewis Covent. E chi è costui? Dopo una infruttuosa ricerca su Google, ho letto disperatamente gli altri commenti in cerca di una luce chiarificatrice e, per fortuna, ho scoperto l'arcano. Il consiglio che mi sento di darti è questo: quando metti in gioco un personaggio creato da te, e che per forza di cose non possiede una caratura tale da poter essere conosciuto ai più, assicurati di mettere una spiegazione, una chiosa, un antefatto, un artificio che faccia capire al lettore di chi diavolo stai parlando. E' veramente brutto che chi ti legge brancoli nel buio e possa malgiudicare il tuo racconto perchè non capisce chi sia il protagonista e, soprattutto, che importanza abbia per la storia... Peccato per l'identità del personaggio principale che, essendo sconosciuto ai più, non trasmette quell'impatto emotivo che avevi pianificato fin dall'inizio. Per me, comunque, il racconto è ok!
view post Posted: 24/11/2016, 08:46 Skannatoio di Novembre - Lo Skannatoio
Un punto a Shanda
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